La prima squadra di salvataggio

Lunedi mattina del 7 settembre 1908

Alle ore 6 della mattina del 7 settembre 1908 due minatori preceduti da un caporale entravano nella Galleria 20 per riattivare il ventilatore elettrico situato ad una distanza di oltre 200 metri dall’imbocco. Il ventilatore serviva per aspirare l’aria buona da un fornello di aeraggio comunicante con l’esterno e di spingerla verso l’avanzamento della Galleria 20, dove esistevano abbondanti sorgenti di acido carbonico e idrogeno solforato (acido solfidrico). Il caporale e i due minatori entrati nella galleria vi si spinsero imprudentemente per un buon tratto, e ad un certo punto accortisi che l’aria non era più respirabile, decisero di tornare indietro, ma non in tempo, perché furono colpiti da asfissia e caddero riversi al suolo uno dopo l’altro a brevi intervalli. Però uno dei due minatori ebbe la forza di rialzarsi e di giungere all’esterno della galleria per dare avviso dell’occorsa disgrazia; probabilmente dalla vicina casetta dell’argano  Pozzo Mafalda, distante circa 60 metri,  furono allertati e arrivarono gli aiuti dalla zona del cantiere della galleria 22. Il personale tecnico della miniera, coadiuvato dall’arma dei R.R, Carabinieri accorse prontamente sul luogo e riuscì a portare vivi all’esterno il caporale  e il minatore, i quali ricevettero sollecite cure dai sanitari pronti all’imbocco della galleria. Uno degli infortunati, contrariamente al consiglio dei medici, non volle rimanere presso l’infermeria della miniera (probabilmente il primo blocchetto edilizio dell’Ospedale che era stato iniziato nel 1907 ma non era ancora terminato) fu condotto nella sua abitazione di Abbadia e vi morì poco dopo, mentre l’altro dopo sole 24 ore potè ritornare a casa sua. Il minatore che perse la vita in questo incidente fu Bensi Salvatore di Marco come riportato nella lapide in ricordo dei minatori caduti sul lavoro. Il caporale che era entrato nella galleria 20 era certo Lucchesi. Gli operai coinvolti furono tre secondo le notizie.

Questo incidente suscitò forti reazioni tanto che nel 1909 mentre i lavori erano soprattutto concentrati nelle gallerie XXI, XXII, XIX e VII, la Direzione decise di dotarsi di 4 apparecchi di salvataggio. Fu inoltre allestito un gabinetto farmaceutico con un apparecchio per la respirazione artificiale in caso di asfissia. La società mineraria acquistò 4 apparecchi di salvataggio, due di tipo Draeger e due di tipo Westfalia. Furono  costituite delle squadre di salvataggio e per l’utilizzo dei macchinari il direttore della miniera Friedrich  Ammann fece arrivare dalla Germania tre giovani capominatori per istruire i minatori di Abbadia.

Il 1908 fu anche l’anno nel quale nel mese di agosto il dottor Giglioli cominciò delle indagini sull’intossicazione da mercurio  che colpiva gli operai dei forni della miniera suscitando scontento nel direttore perché affermava  che questo studio aveva destato allarmismo tra gli operai (Sic!).

L’anno dopo l’incidente alcuni tecnici e minatori furono fregiati di una medaglia d’argento al valore civile in premio della coraggiosa azione di salvataggio come riportato nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia del 1909: “Dausch Enrico ingegnere minerario, Burckart Carlo ingegnere meccanico elettricista, Cardoni Giuseppe caporale minatore, Forti Nicodemo elettricista, il 7 settembre 1908 penetravano in una miniera invasa da gas acido carbonico e dopo aver superato aspre difficoltà e gravi pericoli, riuscivano a portare in salvo un operaio colpito da asfissia”.

— Stelvio Mambrini

 

Bibliografia

1 Rivista del Servizio Minerario, anno 1908

2 G. Maciocco, S.Mambrini, S.Mambrini, I.Tognarini, La Miniera di Mercurio di Abbadia San Salvatore, anno 1902, p 24,25

3 Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia anno 1909. 10 nov. N° 263