
1 Il Periodo dei tedeschi dal 1897 al 1915
L’area della galleria 22 costituisce il primo nucleo delle lavorazioni minerarie iniziate nel 1897 effettuate con una cava a cielo aperto detta de Le Lame di cui si notano ancora in sito le pareti dritte del taglio, a sud, nord ed ovest. Qui i tedeschi, alla base della cava, iniziarono la galleria 22 (905 m.slm) per individuare dentro la montagna il giacimento del cinabro. Ad una quota più alta fu escavata la galleria 21anch’essa indirizzata dentro la montagna, poi affiancata dalla 21 bis, ed ancora più in alto la galleria 11 necessaria anche per calare da quella quota il materiale di riempimento della 21 e come areaggio della miniera. Anche la 6 e la 5 furono scavate partendo da questa zona per capire a sud e a nord la conformazione geologica del sottosuolo.
Nell’ampio spazio della 22, indirizzata verso nord fu realizzata la galleria Mafalda, che si collegava al Pozzo Mafalda con castello esterno ubicato ad una quota più elevata (929 mslm). Questa galleria conteneva al suo interno, in un camerone, una macchina a vapore per far funzionare l’argano del pozzo nel primo periodo di attività della miniera quando ancora non era sufficiente la fornitura di energia elettrica prodotta da una piccola centralina idroelettrica in località San Giovanni, poi potenziata da quella del Pagliola attivata intorno al 1906. Sotto il livello della 22 fu scavata la galleria 7 che si incuneava anch’essa dentro la montagna e che costituì all’inizio la galleria di scolo della cava e che fu anche usata in un primo momento come galleria per il trasporto del minerale ai forni. Per il trasporto del minerale all’esterno esisteva il binario con tettoia che partiva dalla 22 e raggiungeva la quota di testa degli attuali vecchi essiccatoi rotativi iniziati nel 1911. Dall’esterno del castello del Pozzo Mafalda un binario portava i vagoni del minerale al piazzale della 21, dove arrivava su un piano inclinato anche il minerale che scendeva dalla 11. Quindi con un altro piano inclinato e scivoli più complessi si facevano calare i vagoni e il minerale alla quota della 22. Il piano inclinato dalla 21 scendeva sul fianco sud dell’ingresso della 22 e poi proseguiva sui vagoni in un binario accanto a quello della 22 e continuava sul carreggio centrale principale verso gli essiccatoi. Al carreggio centrale si collegava anche il braccio del binario della galleria Mafalda sul lato nord. Fino al 1915 l’area e il piazzale davanti l’ingresso della 22 fu un deposito di legname per le armature di pozzi e gallerie, di pietre e conci in trachite per i rivestimenti interni e un deposito di materiale e pietrame che serviva per i riempimenti delle gallerie di coltivazione (quelle dalle quali si estraeva il minerale). Appena fuori dell’imbocco della 22, sulla parte a nord, alcuni edifici in muratura di pietrame contenevano il ventilatore per l’areaggio della 22 e la fabbrica di mattoni (così è scritto in una vecchia pianta) ma più probabilmente si trattava di un deposito di mattoni in quanto le vecchie foto non mostrano alcun camino relativo ad una qualche fornace; inoltre gli edifici dovevano contenere certamente qualche stanzetta destinata ad ufficio dei caposervizio, o per Ammann (Herr Direktor = il signor direttore) e gli ingegneri degli interni come Dausch. Esisteva pure qualche locale destinato a pronto soccorso e spazi di servizio. Le prime gallerie dei tedeschi, essendo molto vicine alla superficie e quindi soggette a infiltrazioni di acqua furono tutte rivestite in conci di pietra; il trasporto all’interno avveniva attraverso il lavoro dei minatori che spingevano a mano i vagoni poi trasportati negli ultimi tratta all’esterno dai muli. Gli animali comunque al termine delle ore di lavoro erano stabulati all’aperto avendo le gallerie importanti per l’estrazione del minerale l’uscita a giorno. Anche il trasporto dalla 22 agli essiccatoi avveniva utilizzando vetturali con i muli; però intorno al 1914 fu già introdotto un locomotore a filo elettrico per il trasporto esterno lungo il binario di carreggio con la tettoia che rimaneva illuminato di notte anche da alcune lampadine dislocate sul tragitto.
Foto 1908. L’area della 22 con gli edifici per il ventilatore e il deposito dei mattoni. A destra in alto il castello del Pozzo Mafalda e sempre in alto al centro i piani inclinati (con tavolato e binario) provenienti dal piazzale della 21. Tutt’intorno le tettoie che coprivano i binari, qualche baracca in legno e depositati al suolo i conci di pietra trachitica e il legname per le armature.
Foto 1907. Minatori e ragazzi, con lampade ad acetilene, tra vagoni e un mulo per il trasporto, davanti la galleria 22. In fondo l’ingresso ad arco della 22 con il tipico rivestimento in pietra adottato dai tedeschi. Si nota anche la parete rocciosa all’intorno con i tagli diritti della cava. Delle gallerie iniziate dai tedeschi solo l’ingresso della galleria n° 1, localizzata in fondo l’attuale Via Po, è rimasta con il suo prospetto in conci di pietra.
Pianta dei primi del Novecento dove gli edifici in pietra, accanto l’ingresso della 22, sono indicati come Ventilator. Nell’area sono indicate: la galleria Pozzo Mafalda, la 22, la 21, la 6 e il Pozzo Mafalda. In tedesco: Stollen = galleria; Alter Tagebau mit steilen Waenden = vecchia miniera a cielo aperto con pareti ripide. Strasse Ermeta= via Ermeta (Archivi Minerari Amiatini Riuniti. Fondo, Archivio Società Mineraria Monte Amiata =ASMMA, Archivio Disegni)
Pianta primi del Novecento con indicate le gallerie (22,21,21bis,VII, galleria Intermedia), compressore argano, Pozzo Mafalda, l’edifico del ventilatore e la fabbrica di mattoni. (Archivi Minerari Amiatini Riuniti, Fondo ASMMA, Archivio Disegni)
Sezione della Cava de Le Lame. In alto a sinistra il castello ancora in legno del Pozzo Mafalda,in basso l’ingresso della galleria Mafalda e a destra il podere Le Lame (Archivi Minerari Amiatini Riuniti, Fondo ASMMA, Archivio Disegni).Il disegno originale più ampio era collocato in una cornice con vetro e si trovava negli anni ’90 negli uffici della 22.
2 Il Periodo dal 1915 al 1945
Dopo la partenza dei tedeschi nel 1915 l’area fu oggetto di interventi di riorganizzazione con la costruzione e la ristrutturazione di alcuni edifici. Fu realizzato l’edificio del Refettorio riorganizzando l’edificio in muratura di pietrame dei tedeschi denominato fabbrica di mattoni. Accanto fu costruito il piccolo fabbricato quadrato del Pozzo Biella che metteva in comunicazione il livello della galleria 7 con il livello della 22. Davanti al refettorio dove si apriva un ampio piazzale si svolgevano le assemblee all’aperto dei minatori e qui pronunziò un suo famoso discorso Benito Mussolini in occasione della visita ad Abbadia il 30 agosto 1924 per inaugurare il Monumento ai caduti della Prima guerra mondiale nelle settimane successive al ritrovamento del corpo di Giacomo Matteotti assassinato dai fascisti. Sulla parte sud dell’ampia spianata che si era venuta a creare dopo l’escavazione della cava delle Lame furono costruiti l’edificio degli uffici della 22 (sulla porta c’era lo stemma dei martelli incrociati della società mineraria), una baracca in legno che costituiva il pronto soccorso in caso di incidenti sul lavoro con verniciata sulla porta la croce rossa su cerchio bianco, una piccola baracca in legno dove avveniva la campionatura del minerale e un’altra piccola baracca in legno destinata ad autorimessa della lettiga- in caso di incidenti. Gli uffici furono il cuore dell’attività dei caposervizio minerari e del tecnico responsabile dei lavori in sotterraneo Giovanni Maffeo. Dove esisteva la tettoia che poi terminava con l’imbocco della vecchia galleria Mafalda fu realizzato l’ingresso della discenderia Santa Barbara (aperta nel 1922), attrezzata con doppio binario per l’estrazione dei vagoni di minerali trainati da funi in acciaio azionati da un argano, che scendeva e collegava il piazzale della 22 con il livello della Galleria Italia quest’ultima realizzata nel 1924. Poco dopo il 1924 fu costruito anche il Pozzo Italia, con castello esterno in acciaio ubicato poco distante dall’ingresso della 21, per collegarlo alla galleria omonima. L’impianto dei binari e dei piani inclinati che collegavano l’esterno e il piazzale della 22 con i livelli 21 e 11 rimasero ancora quelli impiantati dai tedeschi. Gli edifici del Refettorio, del Pozzo Biella e gli Uffici della 22 furono certamente progettati dal geometra Gianguido Bossi.
La galleria 22 rimase perciò la galleria principale per l’estrazione del minerale fino al 1938 quando, più a valle, a fianco del binario di carreggio e verso gli essiccatoi fu iniziato il Pozzo Impero e, poco distante, nel 1942, furono costruiti i nuovi uffici della 22. Intorno alla fine degli anni ’40 vennero costruiti i nuovi bagni spogliatoi su progetto del 1947 dell’Arch. Eugenio Montuori e Ing. Leo Calini, il fabbricato della officina meccanica e falegnameria del reparto interni, e tutte le funzioni di servizio che svolgevano gli edifici e gli spazi collocati davanti la galleria 22 furono spostate nei pressi del Pozzo Garibaldi. L’area difronte la galleria 22 fu liberata da quelle costruzioni del primo Novecento anche se fino al 1954 probabilmente rimase in piedi il vecchio refettorio, dopodichè fu tutto demolito.
Nell’area della 22 rimasero le tettoie con i binari e in piani inclinati dalla galleria 21 alla 22. Il castello del Pozzo Mafalda fu probabilmente demolito negli anni della seconda guerra mondiale mentre quello del Pozzo Italia fu minato e distrutto dai tedeschi durante la loro ritirata nel giugno del 1944. Fino alla chiusura della miniera, negli anni ’70 del XX secolo, la Galleria 22 ha costituito con il suo pozzo interno San Callisto iniziato nel 1953 e con il Pozzo Garibaldi il sistema delle infrastrutture per l’estrazione dalle gallerie del minerale di cinabro.
Pozzo Mafalda con il castello alla quota di 929 m.s.l.m. Il pozzo a sezione elittica rivestito in muratura, era di mt 3,55, x 2,3. Foto 1908
Pozzo Italia. Casetta dell’argano. Il pozzo a sezione circolare di mt 3,50 aveva il castello in ferro costruito dalle Officine Savigliano di Torino. Il castello era situato alla quota di 945 s.l.m. Foto anni ‘20
Planimetria fine anni Venti della zona della 22 con indicate le destinazioni d’uso dei vari fabbricati.
Foto primi anni Venti con il Refettorio, a sinistra la tettoia dell’ingresso della 22, a destra il fabbricato del Pozzo Biella. In alto i piani inclinati dalla 21 e dal castello Pozzo Mafalda.
Foto anni Venti. La facciata principale del refettorio dove era stata collocata una lapide in ricordo del discorso di Mussolini ai minatori del 30 agosto 1924. A destra il Pozzo Biella.
Foto primi anni ‘40. Assemblea di minatori con la presenza sul palco di dirigenti e autorità fasciste, della fanfara e di squadristi, davanti al refettorio
Foto anni Venti. L’edificio degli Uffici, a destra la baracca del Pronto Soccorso e a sinistra la rimessa della Lettiga
Foto anni Venti. Vista dell’area da sopra l’ingresso della galleria 22 con le tettoie di carreggio, in basso a sinistra il tetto del Refettorio, a destra gli Uffici, la baracca del Pronto Soccorso con accanto la piccola casetta della Campionatura del minerale. A sinistra la traversa con la tettoia di carreggio della discenderia Santa Barbara. A destra in basso i binari che arrivano dai piani inclinati che scendevano dalla 21. In fondo la tettoia di carreggio verso l’attuale Pozzo Garibaldi. Davanti il refettorio, tra le tettoie del binario della 22 al centro e a sinistra quello della discenderia il piazzale trapeziodale dove avvenivano le assemblee all’aperto dei minatori.
Foto anni Venti. L’imbocco della Discenderia Santa Barbara, rivestita in pietra, con doppio binario all’uscita a giorno. Alla parete sullo sfondo un manifesto dei sindacati fascisti che invita anche gli avanguardisti ad una adunata la mattina alle ore 12.Gli avanguardisti erano i giovani fascisti tra i 14 e i 18 anni inquadrati nell’Opera nazionale Balilla, poi dal 1937 nella Gioventù Italiana del Littorio.
Planimetria catastale al 1939 con gli edifici di servizio della 22 e indicati i piazzali davanti gli ingressi delle gallerie 22, 21, 21bis e 11; il pozzo Mafalda, il pozzo Italia, il Podere Le Lame, la strada della montagna inaugurata nel 1938 intitolata ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce.
Il Progetto del Parco Museo Minerario del 1990
Con la cessazione dell’attività mineraria negli anni ‘70 del XX secolo fu redatto il progetto per riconvertire tutta la miniera a Parco Museo Minerario. Il progetto del parco museo minerario redatto nel 1990 prevedeva anche la visita con trenino all’interno della galleria 22
Il Progetto di Recupero della Galleria 22. Anno 2002
Il progetto preliminare di realizzazione dei percorsi in sotterraneo nel Parco Museo Minerario di Abbadia San Salvatore dell’anno 2002 redatto dallo Studio Ing. Carmelo Latino e Studio Associato Mambrini prevedeva il percorso esterno sotto tettoia e l’inserimento funzionale della galleria 22 e del Pozzo San Callisto e il Recupero del percorso in galleria. Il progetto prevedeva la realizzazione di una nuova galleria affiancata alla 22 sul lato sud, con traverse di collegamento e bracci laterali allestiti con cantieri simulati con varie tipologie di gallerie.
Piano Attuativo del 2016. Indicazioni sull’area esterna alla 22
Il Piano Attuativo del 2016 individua l’area esterna all’ingresso della 22 all’interno del Microambito M6 (Area del Pozzo Garibaldi) con il recupero del binario di carreggio e, fornisce indicazioni sulla realizzazione di un piccolo fabbricato di mq 54 all’esterno della galleria con funzione di ambiente di servizio per i visitatori “ Servizi connessi all’attività museali”. Le caratteristiche tipologiche del nuovo manufatto sono indicate in una scheda specifica n° 18b. L’intorno dell’ingresso della 22 viene classificato a Verde di Rispetto (tav. 13b). Il recupero auspicabile dell’interno della galleria 22 non è contemplato nel Piano Attuativo del 2016 rimandando la questione a decisioni di revisione di progetti e programmi per il Parco Museo Minerario di Abbadia San Salvatore dell’Amministrazione Comunale di Abbadia San Salvatore in rapporto al Parco delle Miniere dell’Amiata.
Lo Stato Attuale dell’Area
Dopo la demolizione della tettoia del carreggio che partiva dagli essiccatoi e arrivava all’ingresso della galleria 22, a seguito della bonifica ambientale tuttora in corso, l’area si presenta completamente abbandonata e degradata. La natura ha ripreso il sopravvento con la crescita di piante di acacia ai margini e al centro dell’area, dove esiste un deposito all’aperto di vagoni e macchinari, salvaguardati dopo la chiusura della miniera in previsione degli allestimenti museali, lì concentrati e invasi da erbacce e rovi. L’ingresso in cemento armato della galleria 22 risulta tamponato e in parte coperto dalla vegetazione, mentre il terreno di fronte risulta sconnesso e ricoperto di fango. Parte del binario che usciva dalla galleria è stato forse ricoperto per circa 60 metri. Attualmente l’area viene utilizzata dall’Associazione degli Arcieri che vi ha realizzato delle piazzole di tiro e che perciò coabita con le attività del museo il quale organizza delle escursioni a piedi per gruppi di visitatori accompagnati dalle guide, partendo dal museo multimediale. L’itinerario prevede la sosta all’area del Pozzo Garibaldi, il passaggio per l’area della 22 e, utilizzando una sterrata nel bosco, la salita alla strada asfaltata provinciale del Monte Amiata dove, attraversata la carreggiata, il percorso poi continua sul sentiero del binario che collegava le gallerie 11 e 19, passa davanti l’imbocco della galleria 11 e prosegue per la strada sterrata fino alla galleria 8 e alla Chiesa dell’Ermeta. Tali visite vengono fatte non solo come percorso minerario ma anche come percorso naturalistico alla ricerca e conoscenza delle erbe officinali che si incontrano sul cammino e che sono rinate in modo diffuso in quegli spazi e aree minerarie abbandonate.
Ingresso galleria 22 circondato da vegetazione. L’ingresso dopo la demolizione per la bonifica della tettoia di carreggio crollata risulta anche privo del binario forse ricoperto dalla terra.
Il deposito dei vagoni in mezzo all’area della 22
Il progetto di Valorizzazione dell’Area della 22 come rievocazione della memoria
Il Consorzio Terre di Toscana che gestisce il museo ha elaborato un progetto di valorizzazione dell’area che propone una serie di interventi come la ripulitura dalle erbacce, il taglio di piante di acacie rinate in sito, lo spianamenti del terreno e la realizzazione di piazzole in calcestruzzo riproducenti l’ impronta a terra della superficie degli edifici del refettorio, del pozzo Biella, dell’ ingresso della discenderia Santa Barbara, degli uffici, della baracca del pronto soccorso, del garage /lettiga e del manufatto della campionatura. Di fronte queste piazzole potrebbero essere collocati alcuni pannelli che raccontano la storia dell’area e degli edifici. L’ingresso della galleria 22 ripulito dalla vegetazione potrebbe essere ricostruito nel suo rivestimento esterno originario in conci di pietra. L’area sarebbe così valorizzata come luogo della memoria del settore del parco definito Percorso della Escavazione.
L’ area ripulita e valorizzata qualificherebbe anche il sentiero delle Gallerie e Erbe Officinali che il museo offre ai visitatori accompagnati dalle guide: l’ escursione a piedi parte dal museo sale a visitare il Pozzo Garibaldi, l’area della galleria 22, gli esterni delle gallerie 11 e 8. Ricordiamo che nel nuovo Piano Operativo l’area dell’ingresso della galleria 11 è prevista come Campo Scuola per Bike ipotizzando quindi un futuro di valorizzazione e utilizzo ricreativo sportivo.
La presenza di alcune associazioni sportive e il passaggio delle guide del museo garantirebbero su queste aree un certo controllo, vigilanza e manutenzione delle aree e offrirebbe al visitatore un itinerario con le guide che si sviluppa fino alla Chiesetta dell’Ermeta in un connubio tra racconti di minatori, presenze medievali e natura.
Aprile 2025
— A cura di Stelvio Mambrini
Bibliografia
G.Maciocco, S.Mambrini, S.Mambrini, I.Tognarini, La miniera di Mercurio di Abbadia San Salvatore, 2002. Consultabile online sul sito: Vitriol Abbadia San Salvatore