PERCORSO ARCHEOLOGIA
PER GRUPPI
E SCUOLE
  • Durata: 3h.
  • Prezzo: 15€ cad.
  • Persone: Min.15 - Max.30

Un percorso alla scoperta di ciò che circonda l’area mineraria e che si snoda tra i sentieri del pozzo Garibaldi.

  1. Laghetto Verde ( Gorone )- Alla fine del 1898 la Società Anonima delle Miniere di Mercurio iniziò il trattamento del cinabro nell’annesso stabilimento metallurgico. I detriti pulverulenti (che provenivano dai nuovi forni Spirek) erano a temperatura alta ed esalanti di vapori di mercurio nocivi. La costruzione del bacino iniziò nel 1899 e terminò nel 1901. Da qui veniva derivata l’acqua destinata alla cacciata dei rosticci dei forni Spirek. Una risorsa d’acqua abbondante era costituita dal fosso Ermeta nel quale confluivano anche le acque nel fosso dell’Acqua Gialla .Le acque del fosso Ermeta erano però utilizzate per alimentare alcuni opifici idraulici e fu allora che la Società Mineraria acquistò la cartiera  Canestri e la ferriera Coppi con relativi diritti di derivazione. Fu così realizzato un nuovo bacino chiamato Gorone della capacità di circa 30.000 metri cubi.
  2. Galleria Liv. VII – Livello VII quota 986.00 s.l.m. Negli anni 60’, questa questa era la galleria attiva più alta in quota. Altre gallerie a quota superiore erano state abbandonate poiché non avevano  Fornito dati utili sul giacimento . Tutta la galleria è attrezzata con binario e stazioni per regolare transito dei vagoncini trainati con locomotore a batteria .Prima dell’ingresso c’è una piccola costruzione utilizzata per il ricovero del personale e come deposito di materiali e attrezzi di lavoro. A circa 670mt dall’imbocco si trova uno sbarramento in muratura che crea un deposito di raccolta dell’acqua potabile rinvenuta durante l’escavazione.
  3. Acqua Passante – Nel corso del 1900 la miniera produceva una quantità di mercurio più che doppia rispetto all’anno precedente .La produzione era ottenuta  dal cantiere a giorno situato all’estremo limite ovest dell’altopiano di Abbadia , al piede della salita che va all’Ermeta .A nord della zona di scavo, vennero aperte alcune gallerie di ricerca (20,19,17,6,16). Pressochè parallele e dirette verso ovest, lunghe un centinaio di metri ciascuna. La galleria 19 ,localizzata m.5 più in alto della fonte detta Acqua Passante e con imbocco a m 50 più a ovest della sorgente stessa, si rivelò la più interessante per lo studio geologico del terreno sottostante. Nel dicembre 1937 in località Acqua Passante a quota s.l.m.1044 iniziò la trivellazione meccanica a percussione di un sondaggio per esplorare i terreni eocenici, galestri e calcari, arrivando ad una profondità di m.427.
  4. Catarcione – Nel 1873 il dott. Schwarzenberg seguendo le indicazioni di Teodor Haupt, tecnico incaricato di sondare i terreni posti a monte della strada provinciale, condusse alcuni lavori tra i quali lo scavo del Pozzo Sbrilli e alcuni saggi. Secondo Haupt l’area in cui erano presenti tracce di cinabro si estendeva fino a Catarcione . Più tardi, dopo la morte di Schwarzenberg, le ricerche interessarono la zona presso la confluenza del fosso dell’Acqua Gialla con il Fosso dell’Ermeta. Furono aperte alcune trincee verso monte e due gallerie sulla linea Ermeta-Catarcione. La presenza di acqua impedì il progredire dei lavori.
  5. Grotta dell’Arciere – Scoperta nel 1970 e oggetto di un breve intervento di rilievo e scavo soltanto nel 2002 era già nota come Grotta del Tesoro. E’ stata oggetto di studi preliminari da parte della Soprintendenza Archeologica , in collaborazione con il Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti  dell’Università di Siena. Al suo interno durante delle ricerche di esplorazione, fu scoperto nel 1970 ,ad opera di Giorgio Valle del Gruppo Archeologico Romano, una figura dipinta raffigurante un arciere . La figura schematica di arciere dipinta in colore nero e una delle rare pitture rupestri dell’Italia Centrale. La sua attribuzione cronologica eè allo stato attuale possibile soltanto su base stilistica e comparativa ed oscilla tra il pieno Neolitico e l’età dei Metalli. Il dipinto rupestre ha un’altezza di 32,5 cm e raffigura un individuo che tiene nel braccio destro un arco con una freccia incoccata . La posizione dell’arciere risulta essere statica e simbolica, ciò è evidenziato non solo dalla posizione delle braccia , ma anche da quelle delle gambe , parallele tra di loro, con i piedi direzionati in senso opposto.La testa presenta un copricapo la cui natura e forma restano ancora inspiegate a causa del cattivo stato di conservazione.
  6. Fonte Magria- L’area dove si trova Fonte Magria e Catarcione è caratterizzata dalla presenza di specie fioristiche di notevole interesse . Vi sono presenti piante uniche nella nostra montagna e in alcuni casi rarissime anche a livello nazionale. Volendo dividere l’area in fasce ci si può rendere conto della diversità di ambienti e di terreni che c’è in tale zona per quanto non vastissima. Per citare alcune specie di particolare interesse botanico si riporta il “ Salice dell’Etna”( Salix appendiculata) la “ Felce Reale” (Osmunda Regalis) e  “Uva di Volpe”(Paris quadrifolia). Attorno al Podere Fonte Magria è presente un esemplare secolare di Pero Picciòlo , la varietà di pero unica di Abbadia San Salvatore il cui frutto oggi è stato riscoperto in cucina. Da questa biodiversità è nata la volontà di sviluppare l’Orto Botanico di Fonte Magria che ospita circa 350 specie autoctone dell’Amiata , tutte munite di cartellino descrittivo. Lo scopo del progetto è preservare le specie a rischio estinzione nel territorio così da studiare un loro eventuale reiserimento a partire da questo piccolo “serbatoio di biodiversità”. La zona Catarcione – Fonte Magria rappresenta un Biotopo di notevole interesse naturalistico . La varietà di ambienti consente la vegetazione a molte specie dalle esigenze ecologiche a volte molto diverse tra di loro .